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El maestro: Juan Manuel Fangio

  • Immagine del redattore: pitwallstories
    pitwallstories
  • 7 nov 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Balcarce, 24 giugno 1911 – Buenos Aires, 17 luglio 1995: è l’Argentina il paese natale di Juan Manuel Fangio, da molti considerato il più grande pilota di sempre. In sette stagioni di Formula 1 è stato cinque volte campione del mondo (con quattro squadre diverse). Nei 51 Gran Premi effettuati ha iniziato dalla prima fila 48 volte (tra cui 29 pole position) e ha totalizzato in totale 35 podi, 24 dei quali risultanti in vittorie.

Non ho mai pensato all'auto come a un mezzo per conseguire un fine, invece ho sempre pensato di essere parte dell'auto, così come la biella e il pistone

Un pilota moderno per la sua epoca: attentissimo calcolatore, ingegnere, ma tutto all’insegna di uno stile di guida assolutamente personale. Il destino, ma soprattutto la sua sopraffina intelligenza, lo conducono sulle auto migliori, così da permettergli di sfoggiare la precisione di guida che lo ha sempre contraddistinto. 



Fangio fiorì in Formula 1 ad un’età abbastanza avanzata: la maggior parte dei suoi sfidanti erano abbastanza giovani da poter essere suoi figli, e quasi tutti provenivano da ambienti privilegiati; niente a che vedere con le umili origini di Fangio, nato e cresciuto in un angolo remoto dell'Argentina. Suo padre e sua madre erano lavoratori immigrati dall’Abruzzo, a cui Fangio era profondamente devoto. Fangio attribuì ai suoi genitori il merito di avergli instillato le virtù dell'onestà e dell'integrità, l'autodisciplina, il rispetto per gli altri e il senso di responsabilità che caratterizzavano il suo approccio alla vita. All’età di 11 anni, Fangio ha iniziato a lavorare come meccanico, testando le sue “creazioni” su ruote in incredibilmente ardui circuiti sudamericani di lunga distanza: in confronto le piste di Formula 1 sembravano un gioco da ragazzi! Quando a 38 anni si è recato in Europa per gareggiare, ha portato con sé un repertorio impareggiabile di conoscenze meccaniche ed esperienza agonistica.


statua Fangio Italia Abruzzo
Statua dedicata a Fangio a Castiglione Messer Marino (Abruzzo)

Soprannominato 'El Chueco' (termine usato ironicamente in spagnolo in qualità di “gambe storte”), smentiva un magnetismo personale che, insieme alle sue imprese alla guida, lo rendeva una figura di adulazione mondiale. Le donne lo trovavano enormemente attraente e, nonostante non si sia mai sposato (anche se ha avuto una relazione lunga 20 anni), non gli è mai mancata la compagnia femminile. Nel 1958 divenne ancora più famoso a livello internazionale quando fu rapito a Cuba dai membri del movimento rivoluzionario di Fidel Castro per attirare l'attenzione sulla loro causa! Come tutti quelli che lo incontravano, i suoi carcerieri furono affascinati da Fangio e finirono per liberarlo. Era un vero gentiluomo, l’eccezione alla regola: non sempre i bravi ragazzi finiscono ultimi. La sua generosità di spirito, il suo senso del fair play e la sua umanità pura sono state universalmente lodate e apprezzate, soprattutto dai suoi coetanei.


Articolo che riporta il rapimento: "I rivoluzionari cubani hanno sequestrato Juan Manuel Fangio"

Il primo titolo iridato arriva nel 1951, sul sedile dell’Alfa Romeo. Qui inizia un’incredibile avventura che lo porterà da un team a un altro e che tutt'oggi rende il campeon argentino l'emblema della trasversalità, nonché un mito inarrivabile nello scegliere su quale monoposto sedere di anno in anno. Lasciati i titoli 1952 e '53 ad Ascari e alla Ferrari, Fangio passa infatti alla Mercedes con la quale domina i due campionati successivi. Quando questa si ritira, eccolo alla Ferrari a conquistare un nuovo titolo. Ma alla fine del 1956 l’incompatibilità con Enzo Ferrari renderà inevitabile il divorzio, non senza reciproci “rimproveri”. Il 1957 lo vede alla Maserati, dove conquista l’ennesimo titolo, il quinto, che costituirà un record assoluto fino a quando nel 2003 Michael Schumacher conquisterà il suo sesto personale.


Nel 1959 arriva il ritiro, quando ormai Fangio aveva quarantasette anni. Si chiude qui una pagina irripetibile della storia del motorsport. Non solo F1 per il pilota argentino: ricordiamo infatti un successo formidabile alla Carrera Panamericana del 1954 e a due 12 Ore di Sebring. “Avrei tanto voluto capire come faceva a essere così veloce in curva - dirà di lui Stirling Moss - ma non sono mai riuscito ad arrivargli abbastanza vicino per capire dove mettesse le ruote”. 


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