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Schumacher: il pilota che visse due volte

  • Immagine del redattore: pitwallstories
    pitwallstories
  • 4 ott 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

4 ottobre 2012: Michael Schumacher annuncia il ritiro dalle corse. Lo fa alla vigilia del Gran Premio del Giappone. Un posto che conosce bene, essendo salito per ben sei volte sul gradino più alto del podio. Tra l’altro, erano stati recentemente annunciati aggiornamenti di griglia che, come sappiamo, avrebbero avuto numerose ripercussioni in futuro. La Mercedes annuncia l'ingaggio di Lewis Hamilton dalla stagione 2013 e per tre anni. Al suo posto la McLaren ingaggia Sergio Pérez. 

Michael Schumacher annuncia il suo ritiro dalla Formula 1, pur in presenza di un'offerta della Sauber. Il pilota tedesco afferma di trovarsi in una situazione analoga a quella del primo ritiro del 2006 e di non sapere ancora nulla sul suo futuro.

E' tempo di riprendere la vita normale - aveva affermato il sette volte campione del mondo ed ex ferrarista - Non so cosa farò e per ora non prenderò nessuna decisione per il futuro. Voglio solo finire il campionato facendo al 100% il mio dovere

Schumacher Suzuka 2012
Schumacher annuncia il ritiro dalle corse, 4 ottobre 2012

4 ottobre 2024: sono passati dodici anni da quando l'ex idolo di Maranello ha deciso di togliersi la tuta del circus mettendo da parte la sua seconda vita da pilota, dopo aver salutato la prima, quella spettacolare dei trionfi con la Rossa e con la Benetton targata Flavio Briatore per un totale pressoché ineguagliabile di sette Mondiali vinti. Una decisione che il Vecchio Leone prende a 43 anni: un addio meditato e forse condizionato dalle aspettative non completamente soddisfatte dall’avventura in Mercedes. Dal 2010, anno in cui è tornato a correre con la scuderia guidata da Ross Brawn, ha collezionato una serie di “brutte figure” con qualche rara eccezione, come il podio a Valencia e una pole position 'virtuale' (a causa di una precedente squalifica) a Montecarlo. Complice una vettura non particolarmente competitiva, una buona dose di sfortuna e un compagno di squadra estremamente veloce come Nico Rosberg.

Ma possiamo veramente biasimare un campione come Michael che ha voluto provare a ripetersi? Forse il suo essere campione sta proprio in questo: nell’ambizione a replicare, se non superare, se stesso. 


I primi due Mondiali arrivarono con la Benetton (1994 e 1995), fino ad arrivare ai cinque incredibili consecutivi con la Ferrari (2000, 2001, 2002, 2003, 2004). Schumy è stato anche il primo tedesco a divenire campione del mondo di Formula 1; nel 2003 divenne il pilota più titolato (con la vittoria del sesto titolo mondiale, superando il record di Juan Manuel Fangio) e nel 2004 marcò un ulteriore record vincendo il suo quinto titolo iridato consecutivo (il precedente record, che spettava sempre a Fangio, era di quattro titoli mondiali consecutivi). Ora condivide quel bellissimo record di 7 mondiali vinti con Lewis Hamilton, proprio colui che lo avrebbe sostituito in Mercedes e che, in qualche modo, ne ha preso in mano l’eredità.


Schumacher Ferrari podio
Schumacher in Ferrari

Nel 2006 Schumacher si ritirò una prima volta, subito dopo quell'ottavo Mondiale sfumato per mano del suo vero erede alla Ferrari, Fernando Alonso. Il destino volle che il suo primo ultimo 'ciak' avvenisse nella terra in cui riposava Ayrton, in Brasile, e lui ripagò i tifosi con una gara tanto sfortunata quanto eccezionale: alla Senna, appunto. Con l' ultimo giro veloce della sua carriera, il 76/mo. Schumacher, quella volta, uscì di scena nel modo in cui il suo personaggio esigeva, da campione. Dunque, il bilancio dei successi ottenuti in carriera da Michael resta fermo al 2006, ma è talmente grande da far venire la pelle d’oca: 7 titoli mondiali, 91 gran premi vinti, 155 podi e 68 pole position, oltre a un lungo elenco di record imbattuti.


Sicuramente il Michael che arrivò alla conferenza stampa del 2012 non era lo stesso degli anni precedenti. «Negli ultimi sei anni ho imparato molto su me stesso, per esempio che puoi aprirti senza perdere la concentrazione, che perdere può essere più difficile e più istruttivo che vincere». Ha vinto il suo primo titolo mondiale dopo aver spinto Damon Hill fuori strada. Non è riuscito a fare una mossa simile nel 1997 con Jacques Villeneuve. Per non dimenticare: ha deliberatamente parcheggiato la sua auto nelle qualifiche di Monaco nel 2006 per impedire a Fernando Alonso di prendere la pole position! Questi sono solo gli esempi più estremi di un modus operandi in cui Schumacher sembrava spesso agire senza morale, un uomo che era disposto a fare letteralmente qualsiasi cosa per vincere, la personificazione sportiva del principe di Machiavelli, per il quale il fine giustifica i mezzi.

Siamo tutti umani e facciamo tutti degli errori e col senno di poi probabilmente si agirebbe in modo diverso se si avesse una seconda opportunità, ma questa è la vita». 

Schumacher ha effettivamente avuto una seconda opportunità in F1, e l'ha colta, perché in tre anni non aveva trovato nulla nella sua vita che potesse veramente sostituirla. Nulla degli ultimi anni della sua carriera potrà mai togliergli quello che è stato per questo sport. 

Michael Schumacher è il pilota che ha vissuto due volte: due vite, due carriere, due esiti diversi. Ma la verità è che l’eredità che ci lascia è una sola: quella di una leggenda. 


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