Monza: il Tempio della Velocità
- pitwallstories
- 16 ago 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Autodromo nazionale di Monza: situato nel parco storico dell’omonima città, è il terzo autodromo permanente più antico al mondo (dopo Brooklands in Inghilterra e Indianapolis negli Usa). È il circuito dove si sono svolti più Gran Premi di Formula 1, ma ha persino ospitato, dal 1949 al 1968, il Gran Premio delle Nazioni del Motomondiale. Lo conosciamo tutti, dunque, il suo tracciato: ma cosa lo rende veramente speciale? Ripercorriamo insieme la storia del Tempio della velocità.

La costruzione dell’Autodromo fu decisa nel gennaio 1922 dall’Automobile club di Milano, con lo scopo di celebrare il 25° anno di nascita dell’Associazione. Siamo nel contesto dell’Italia postbellica: il Paese era ben conosciuto all’estero per la produzione di automobili sportive e di lusso, ma soprattutto quelli erano gli anni del dilagare della cultura futurista. Quale migliore opzione per celebrare il culto della velocità? Tra l’altro bisognava trovare una sede degna al Gran Premio d’Italia, disputato l’anno prima sul circuito semi-permanente di Montichiari, che però non era sufficientemente attrezzato per un evento di tale portata. Il circuito di Monza fu completato nel tempo record di 110 giorni: prima ancora di diventarne il Tempio, l’autodromo era già nato sotto l’insegna della Velocità.

Le dinamiche successive che hanno coinvolto l’Autodromo sono state spesso, purtroppo, determinate dai tragici incidenti che vi si sono verificati e che hanno più volte fatto sì che fosse presa la decisione di utilizzare circuiti interni alternativi o di modificare alcune caratteristiche del percorso. Nel 1955 perse la vita il pilota Alberto Ascari, durante una sessione di test privati: la curva dove avvenne l’incidente è da allora ribattezzata in suo nome. Nel 1961, l'ultimo Gran Premio d'Italia si svolse nella configurazione di 10 km, ma dopo l'incidente mortale in cui persero la vita il pilota Wolfgang von Trips (Ferrari) e 12 spettatori, il Ministero del Turismo e dello Spettacolo emanò nuove regole sulla sicurezza (le gare si sarebbero svolte solo sulla pista stradale di 5.750 metri). Un altro incidente tristemente noto è la morte del pilota austriaco Jochen Rindt nel 1970: Rindt era in testa alla classifica del campionato e non fu raggiunto da nessuno nelle gare successive, diventando l'unico Campione del Mondo postumo nella storia del campionato di Formula 1!
Sicurezza: un tema estremamente delicato nel mondo del motorsport. Qualcosa su cui si deve sempre intervenire, perché in fondo, sotto quei caschi, ci sono delle vite che vanno oltre la carriera, oltre i numeri. La curva parabolica di Monza porta ad oggi il nome di Michele Alboreto: si tratta di uno dei tratti più iconici, precede il rettilineo di arrivo e contribuisce a rendere la pista una delle più veloci al mondo. La Curva Parabolica venne costruita nel 1955. Prese il nome dal disegno e dalla traiettoria che descriveva: una linea ad arco crescente (simile ad un arco di parabola).
Michele Alboreto è uno dei più grandi piloti italiani degli ultimi decenni. Nato nel 1956, iniziò la sua carriera sportiva a 20 anni, proprio nel campionato Formula Monza. Negli anni Ottanta debuttò in Formula 1 e, dopo un’esperienza in Tyrrell, passò alla Ferrari. Nella sua carriera vinse cinque Gran Premi di F1 ma si cimentò anche in altri campionati tra cui DTM, Formula Indy e mondiale Endurance, di cui vinse la 24 Ore di Le Mans nel 1997. Morì il 25 aprile 2001, a soli 44 anni, a seguito di un incidente nell’Autodromo di Lausitz (Germania), durante alcuni test di preparazione per Le Mans. Il pilota milanese era molto sensibile al tema della sicurezza. Prendiamo come esempio le parole di Gian Carlo Minardi: «Nel contratto che aveva siglato con me aveva fatto aggiungere una clausola: anche se la velocità in pit lane era ancora libera, aveva deciso di percorrere le corsie dei box a una media che lui riteneva di sicurezza».

L’Italia ha perso un campione che avrebbe avuto un ruolo importante nello sviluppo delle corse, grazie ai suoi valori etici e sportivi. Il magistrato del processo Senna, Maurizio Passerini, nel libro “Senna. Le verità” ha riconosciuto il ruolo di Alboreto nella ricerca delle cause della tragedia del Tamburello. Ha detto la verità in un momento in cui il mondo della F1 cercava di insabbiare la realtà dei fatti: la rottura del piantone dello sterzo. A 20 anni dalla sua morte, nel 2021, il presidente dell’Automobile Club di Milano, Angelo Sticchi Damiani, ha deciso di intitolare la Parabolica dell’Autodromo Nazionale Monza proprio a Michele Alboreto: un piccolo gesto per ricordare un grande uomo, ma che ci ricorda soprattutto quanto sia importante non dare per scontato qualcosa che invece ha un’importanza fondamentale.
Nonostante tutto, Monza è in grado di regalarci emozioni che sono difficilmente vivibili altrove. Il GP d’Italia è il luogo per eccellenza in cui i Tifosi possono sognare: i piloti delle Ferrari sanno cosa significa voler vincere in casa propria, guardare verso il basso, vedere un’ondata rossa invadere la folla e alzare il trofeo in loro nome.

L’appuntamento per il nuovo Gran Premio di Monza è fissato per il 1 settembre. Gli ultimi quattro piloti a salire sul gradino più alto del podio sono stati: Max Verstappen nel 2023 e 2022, Daniel Ricciardo nel 2021, Pierre Gasly nel 2020 e Charles Leclerc nel 2019. Chi espugnerà il Tempio della Velocità nel 2024? Monza è pronta a scoprirlo, e noi con lei.